Con Giulia Elena Trentini abbiamo iniziato una ricerca consultando centinaia di antichi manoscritti “sepolti” in numerosi archivi storici del nostro territorio.

Di cosa si tratta?
Sono antiche carte che riportano rimedi “curativi”, tramandati in famiglia di generazione in generazione. I testi esaminati coprono un arco temporale di circa trecento anni (1300-1600 ca.), sono scritti in volgare o in latino, e vanno interpretati: per quelle che sono le abbreviazioni di uso comune (che variano con l’epoca della stesura), per le unità di misura (che variano per liquidi e solidi, oltre che per epoca e zona), e soprattutto per la grafia. Parlano di rimedi basati su erbe e su storie locali, parlano di persone, uomini, donne, vecchi, bambini, che sono vissuti qui tanti anni fa prima di noi, che hanno camminato su questa stessa terra, su queste strade, hanno respirato questa aria, hanno pianto, riso, e da quelle carte sussurrano dolori, gioie, sentimenti, storie di vita, di morte…
E da quelle carte, oltre l’emozione di toccarle e leggerle, sono emerse conoscenze inaspettate a livello terapeutico, veterinaro e domestico: dal cerotto per i graffi dei bambini all’impacco per le ragadi al seno, dal dentifricio sbiancante, alle creme per ringiovanire la pelle delle mani. E colpiscono le geniali intuizioni di estrema attualità: erano già note le virtù della bava di lumaca come antirughe, o delle “lacrime della vite” come elisir di bellezza.


Tra le tante ricette, abbiamo raccolto quelle riguardanti la cura del viso e del corpo. Le abbiamo tradotte, confrontate quando venivano riportate più volte nel corso dei secoli, abbiamo valutato le variazioni degli ingredienti nel tempo in base all’uso e all’esperienza, e ricondotte ai giorni nostri nel più totale rispetto dell’idea e dello spirito originali. E ad una dozzina di queste abbiamo loro restituito la vita.

Qui sotto ne riportiamo un esempio

logocremedellestreghe©

Per far unto da tette
Oglio rosato completo
once 3
Oglio d’ipericon completo
once 3
Cera bianca _ _ _ _ once 3
Butiro, chè nò habbia toc-
cato aqua _ _ _ _ once 3
Si mescola ogni cosa insieme, et si lava à nove aque, che

fà un’untione bianca bonissima a la tetta

Diverse parti della ricetta sono risultate controverse nel momento in cui si è tentato di riprodurre il medicamento:
si mescola (come? tutti insieme? c’è un ordine? in forma liquida? solida?) ogni cosa insieme et si lava ànove aque (nove volte? una volta, ma con acqua nuova, cioè pulita? o si lava finchè l’acqua diventa chiara? ma soprattutto: cosa lavi?!), che fa un untione bianca bonissima a la tetta

Rosa spp.
Olio risultato dalla macerazione di petali e foglie di rosa. Attualmente della rosa si utilizzano i fiori nella cura di stomatiti, anticamente erano impiegate foglie e fiori per diverse indicazioni tra cui febbre, raffreddore e disturbi biliari

Hypericum perforatum L.

Dell’iperico si utilizzano le cime fiorite o l’intera parte aerea, l’olio ricavato dalla macerazione dei fiori è utilizzato sin dall’antichità per il trattamento di ustioni e ferite.

Dopo l’aggiunta delle componenti non vegetali, si miscela a caldo (bagnomaria) fino alla completa fusione del materiale solido

La “crema” ottenuta è solida e stopposa, e poco ha di unguento. Si è ritenuto opportuno, come peraltro la tradizione insegna, aggiungere acqua per aiutare la creazione di un emulsione. È stato subito palese come l’unguento necessitasse di idratazione per essere tale; creata l’emulsione, l’acqua in eccesso veniva lentamente rilasciata. Ed allora anche quell’accento sulla à (et si lava à nove aque) palesa il suo significato insieme all’autore che sembra sorriderti mentre ti dice: “bravo, ci sei arrivato”, e acquista il senso di elisione e cioè: “lava via dall’acqua nuova”.